Then Sings my soul – intervista al regista e al cast

Intervistiamo oggi la compagnia musicale e teatrale di “Then Sings my soul”, diretta e ideata da Davide Paganini.

“Then Sings My Soul” è un viaggio attraverso le storie di grandi voci femminili nato dall’unione delle forze di Eleonora Pizzi (autrice del libro “In attesa di me”), Davide Paganini e dei musicisti Marina Tarakanova (voce) ed Elia Liotta (basso).

Iniziamo con le Domande di Silvia Azzaroli

 Mi piace moltissimo il titolo dello spettacolo. Come nasce questo titolo? So che il vostro spettacolo parla del riscatto della figura femminile.

Il nome Then sings my soul nasce dall’esigenza di mostrare senza filtri l’obiettivo comunicativo dello spettacolo e di collegarlo al genere di musica che proponiamo: blues, jazz, musica d’autore, cioè generi che stappano l’anima dello spettatore come si fa con una buona bottiglia di vino.

Cosa credete possano dare le donne al mondo?

Crediamo che sia assurdo dover ancora discutere di ruolo della donna nel mondo, dato che dovrebbe essere riconosciuto in maniera naturale, senza che ci sia bisogno di difenderlo o rivendicarlo. Il nostro spettacolo non vuole essere un manifesto, ma mostra la cruciale importanza di alcune figure femminili nelle lotte sociali o personali e l’attenzione, rispetto e sostegno che alcuni grandi autori hanno nutrito nei loro confronti.

 Una domanda per Eleonora: trovo interessante che anche il tuo libro parli di riscatto personale delle donne.  Affascinante. E’ un tema che ti sta molto a cuore, vedo. Parlaci un po’ del tuo libro e di come sei arrivata a fare la narratrice di Then Sings my soul.

In Attesa Di Me nasce come cronaca terapeutica di quello che vivevo nel periodo immediatamente successivo alla presa di coscienza che ero immersa in una relazione tossica con un alcolista, che stava distruggendo la mia vita. Quando ho capito che avrebbe potuto ispirare altre persone a riconoscere alcune situazioni di violenza psicologica, ho deciso di trasformarlo in un romanzo fruibile a tutti. Le prime parti sono rimaste del tutto aderenti a quella che è stata la realtà, le successive sono fiction ma contengono comunque episodi e dettagli reali.

Davide ha pensato a me come narratrice per lo spettacolo perché avevamo appena collaborato per organizzare una presentazione di In Attesa Di Me, e quando me lo ha proposto ho subito aderito con grande entusiasmo, affascinata dall’idea e dallo spirito di intraprendenza del gruppo.

Una domanda per Elia: hai un bagaglio musicale notevole. Complimenti. Cosa provi quando suoni per questo spettacolo e perché? Credi sia facile o difficile fare musica a tempo pieno?

Quando suono per questo spettacolo provo sensazioni molto diverse: si va dalla naturale tensione che si prova quando tutto il “peso musicale” dell’esibizione grava su di te e devi pensare a come interpretare al meglio i brani, alla soddisfazione quando percepisci che sei riuscito a raggiungere il pubblico e a comunicargli qualcosa attraverso il tuo strumento.
Fare musica a tempo pieno, al giorno d’oggi, non è facile. Bisogna essere molto versatili e aperti ad ogni tipo di esperienza, perché focalizzarsi su un solo genere o su un solo stile non è particolarmente fruttuoso né dal punto di vista artistico né da quello economico. Insomma, bisogna riuscire ad avere il piede in più scarpe!

Una domanda per Marina: notevole anche il tuo bagaglio musicale. Delle tue esperienze passate quale ti ha emozionato di più?

Penso che ogni esperienza abbia portato qualcosa di magico nella mia vita e mi abbia costruita come persona. Forse quella che mi ha lasciato più ricordi è “Intimissimi on Ice” all’Arena di Verona, perché il clima era davvero surreale e anche perché non ho mai avuto trentamila occhi puntati addosso ogni sera come in quello show. Anche le riprese alla Rai sono state molto intense ed interessanti: uno studio televisivo, soprattutto se molto curato nei dettagli, è un mondo a parte, ed entrarci ti fa un certo effetto.

Perché hai scelto di partecipare a The Sings my soul?

Partecipo a Then Sings My Soul perché mi piace tanto l’idea del progetto. Ho letto le biografie delle Donne di cui parliamo e le cui canzoni cantiamo e sono rimasta affascinata. È un onore poter trasmettere al pubblico la loro grandezza.

E infine una domanda per Davide: cosa ti ha spinto a creare questo spettacolo così affascinante? E come hai assemblato questo intrigante cast? Ah viva la pallavolo e la musica!

La voglia di comunicare cultura attraverso la musica è stato il motore di tutto. Ormai il ruolo della musica è considerato solo un sottofondo, mentre in realtà penso che alcuni autori/autrici e interpretazioni non abbiano nulla da invidiare alle opere di grandi scrittori e poeti.

Per comporre il cast, innanzitutto ho contattato Elia e Marina, che fanno parte di una jazz band, con i quali condivido grande affinità nei gusti musicali. Dopodiché, ho contattato Eleonora perché avevo bisogno di una figura di  narrazione preparata sugli argomenti trattati, piuttosto che sulla specificità del genere musicale.

Domande di Simona Ingrassia:

Domanda in generale: Chi ha scelto i pezzi dello spettacolo? Come mai si è deciso per optare proprio per questi e non per altri? Tipo sono rimasta abbastanza sorpresa di non vedere, nell’elenco, anche Woman in chains dei Tears for fears, canzone che tratta anche questa di tematiche femminili o che so If I were a boy di Beyoncé che fa riflettere su come, a volte, gli uomini dovrebbero davvero mettersi nei nostri panni.

I brani sono stati scelti insieme, scegliendo da una rosa di canzoni stilata da Davide, inserendo alcune proposte da parte dei musicisti. In realtà, la scaletta non è immutabile, perché numerosi brani che trattano argomenti interessanti e consoni alla linea dello spettacolo sono difficilmente riarrangiabili in versione acustica per basso e voce femminile. Riguardo alle due canzoni che citi come papabili, dei Tears for fears e Beyoncè, sono anch’esse poco adatte a essere rimodulate per le loro caratteristiche musicali, nonostante il significato potrebbe offrire buoni spunti di riflessione al pubblico. In particolar modo, riguardo a If I Were A Boy, Davide aveva vagliato la possibilità di inserire Se Io Fossi Un Uomo di Grazia Di Michele, che è molto simile come tematica e della quale esiste già una versione jazz. Per cui, in futuro, potremmo inserire questo brano, qualora volessimo toccare il tema dell’empatia nei rapporti di genere.

Per Eleonora: ho avuto modo di dare un’occhiata al tuo blog e trovo geniale il fatto di pensare una playlist che possa adattarsi al libro. Allo stesso tempo però mi rendo conto che non è una cosa semplice trovare il pezzo giusto. Qual è il libro che hai trovato più difficile da… “musicare” in un certo senso e perché?

In Read and Play, il blog che offre le colonne sonore dei romanzi, la regola è preparare le playlist free di Spotify collegate ai libri che presentiamo in base alle canzoni citate nel romanzo stesso. Per cui la nostra squadra, composta da Davide Morresi, Simona Foglia, Lara Santini e la sottoscritta, estrapola tutte le citazioni musicali contenute nei testi (versi o titoli di brani, nomi di cantanti o gruppi, generi musicali) e le assembla nelle sequenze di brani su Spotify. Se in alcuni libri a cui teniamo particolarmente non sono contenuti riferimenti alla musica, chiediamo all’autore/autrice di fornire una playlist di canzoni che hanno ispirato la storia o i personaggi, come è avvenuto per esempio con Nadia Terranova, finalista al Premio Strega. Altrimenti, inseriamo canzoni legate ai luoghi dei romanzi, in sintonia con l’atmosfera della storia: è stato il caso, per me, di Sul Fondo Sta Berlino di Sirio Lubreto, edito da CasaSirio, che è stato il libro che ha richiesto più studio per poterne comporre la colonna sonora.

Per Elia: questa è una domanda che faccio sempre a chi suona il basso o chi ama questo strumento? Chi è il tuo bassista preferito e perché?

Qual è l’esperienza più bella che ti è capitata come musicista e quale esperienza vorresti ancora fare, tipo non so ci sono artisti con cui ti piacerebbe suonare o simili…

Trovare un bassista preferito per me è molto difficile, vado a periodi! Sono “affettivamente” legato a Flea dei Red Hot Chili Peppers, perché se non avessi mai ascoltato “Around the World” non avrei iniziato a suonare il basso… Se dovessi sceglierne tre, al momento direi Richard Bona, John Patitucci e Jimmy Haslip.

L’esperienza più bella è stata partecipare alle lezioni di professionisti di calibro internazionale e avere la possibilità di scambiare opinioni con loro in totale tranquillità. Sai, quando ti trovi a mezzo metro dal già citato Richard Bona e hai l’opportunità di discutere con lui della sua filosofia musicale provi una certa emozione! In futuro vorrei suonare con tanti musicisti, ma ai primi posti metterei due batteristi sensazionali: Dennis Chambers e Nathaniel Townsley.

Per Marina: qual è la cosa più bella che ti è capitata di cantare con il coro e invece il brano che ti piacerebbe eseguire ma ancora non ti è capitato?

Col coro abbiamo un repertorio davvero vasto, dal pop al classico, e penso di non riuscire a scegliere un brano preferito. Però ci sono due brani “storici”, che il coro esegue da anni, che mi fanno sempre commuovere: “Hide and Seek” di Imogean Heep e “Fix You” dei Coldplay. Vorrei fare pezzi più swing e jazz, ma anche su questo si sta già lavorando.

Per Davide: domanda a bruciapelo. Qual è il tuo artista preferito in assoluto? Io mi ricordo di splendide trasmissioni radiofoniche nel cuore della notte, di quelle che ti insegnavano cos’era la musica davvero. Parlo di Planet Rock, non so se ti è mai capitato di ascoltarla. Perché credi che sia così difficile fare trasmissioni così? Perché secondo te le radio, almeno la maggior parte di esse, passano solo quello che va per la maggiore senza sperimentare, senza preoccuparsi di fare anche della sana educazione al bello?

Il mio artista preferito in assoluto è impossibile da scegliere. Tra i musicisti che prediligo, ognuno ha una specificità nella quale eccelle. Se la domanda fosse: “qual è la discografia più completa, che spazia nel maggior numero di generi e argomenti?”, la risposta sarebbe senza dubbio quella di Loredana Bertè. Lei, infatti, ha interpretato canzoni allegre e spensierate e ha composto dei veri capolavori anche stilistici, come per esempio l’album Ufficialmente Dispersi, nel quale convivono brani legati alle proprie sofferenze amorose oltre a pezzi storici e di denuncia sociale, come Kabul.

Riguardo  la radio, io ho seguito per molti anni Sentieri Notturni di Sergio Mancinelli su Radio Capital, quindi ci ritroviamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il motivo per cui è difficile produrre trasmissioni di questo calibro è la difficoltà a commercializzare la proposta. Purtroppo, allo stato attuale e con il crescente assottigliamento culturale della nostra società, in genere si pensa, come accennavo a Silvia, che un prodotto di qualità non sia in grado di vendere. Basti pensare che, da anni a questa parte, sul media più potente, ovvero la televisione, non esistono veri e propri programmi musicali, ma solo talent show il cui scopo è sfornare prodotti usa e getta che possano soddisfare il requisito principe dell’industria dell’intrattenimento, ovvero vendere, a discapito di artisti e musicisti con maggiori conoscenze e tecnica, ma meno spendibili in termini commerciali.

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